Effetti delle eradicazioni nelle isole italiane: “it’s not about killing rats, it’s about making bir
Da oltre 20 anni ci dedichiamo alle eradicazioni dei ratti nelle isole, con il principale, ma non unico, obiettivo di proteggere le popolazioni nidificanti di berta minore e berta maggiore. Queste operazioni sono talvolta guardate con sospetto, criticate apertamente da alcuni, perché può sembrare strano fare azioni di conservazione distribuendo rodenticidi. I benefici ottenuti in termini di conservazione della natura sono però straordinari, a fronte di impatti minimi e di breve durata, se non addirittura nulli, sulle specie non target. Abbiamo approfittato di questo periodo di clausura per mettere nero su bianco gli effetti di queste operazioni, e quel che ne esce si può sintetizzare con un motto di Island Conservation: it’s not about killing rats, it’s about making birds!
Nelle isole italiane a partire dal 1999 sono state realizzate 21 eradicazioni di ratto nero. Sebbene in alcuni casi i ratti siano tornati (i primi isolotti fatti in Toscana, troppo vicini alla terraferma o all’isola madre, e l’isola di Molara, dove presumibilmente i ratti sono stati reintrodotti per sabotare il progetto), attualmente vi sono 7 isole dichiarate rat-free, per un totale di 2.035 ha, e 6 (1.919 ha) dove l’eradicazione è in corso o deve essere confermata. È inoltre stato avviato un nuovo progetto LIFE, nel Parco Nazionale del Gargano, che prevede l’eradicazione del ratto nero nelle Tremiti, 4 isole per un totale di 308 ha.
Berta maggiore al nido, con pullo. Foto F. Corbi
Le specie target di conservazione sono state principalmente due, berta maggiore e berta minore. Per quest’ultima, gli interventi fatti potrebbero essere in grado di portare ad un cambiamento, in senso positivo, dello stato di conservazione a livello mondiale.
In presenza dei ratti il successo riproduttivo della berta minore è bassissimo, spesso pari a zero e quasi sempre inferiore al 10 %, a causa della predazione di uova e pulcini. E i ratti erano presenti praticamente in tutte le isole occupate dalla berta minore, in Italia e nell’intero Mediterraneo. Non sorprende, quindi, che la berta minore apparisse in costante diminuzione, per questo motivo classificata dall’IUCN come “Vulnerabile” a livello globale.
Berta minore al nido. Foto F. Corbi
La tutela della berta minore è in primo luogo compito dell’Italia, che ospita forse i 2/3 della popolazione di questa specie.
Grazie a una serie di operazioni realizzate su isole via via più grandi e difficoltose, a partire dai primi isolotti dell’Arcipelago Toscano per arrivare sino a Montecristo, la più grande, e a Tavolara, la più difficile e con la maggiore colonia mondiale di berta minore, oggi la situazione è del tutto diversa: la percentuale di berte minori che nidificano su isole rat-free è passata da circa l’1% a poco meno dell’80%, e nella sola isola di Tavolara nei primi due anni senza ratti si sono stimati circa 10.500 giovani involati in più, grazie alla cessata predazione. Un numero elevatissimo per una specie la cui popolazione totale non raggiunge i 100.000 individui e che potrebbe fare la differenza la sua conservazione.
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Paolo Sposimo e Filippo Dell’Agnello